Sapore di Sacher
Supercalifragilisticheespiralidoso
Il tedesco, una lingua che unisce
di Lucia Marano
Pensando alla lingua italiana e a quale possa essere la parola più lunga, potrebbe venirci in mente l'espressione magica Supercalifragilisticheespiralidoso utilizzata da Mary Poppins nel celebre film del 1964, per intendere qualcosa di fantastico o di particolarmente meraviglioso. Durante la scena in cui la magica Julie Andrews e il musicista, pittore e spazzacamino intonano il celebre numero musicale "Supercalifragilisticexpialidocious" nel parco con la famiglia Banks.
In effetti, la lingua italiana non è un idioma che tende a unire le parole, ma preferisce dividerle. Un "linguaggio divisivo", concedetemi il termine, in cui vengono inserite preposizioni articolate come della, delle, degli, dei, che farebbero impazzire qualsiasi studente che si approcci alla lingua italiana.
D'altro canto, il tedesco è spesso considerata una lingua "hart", come direbbero i linguisti, cioè un idioma "duro" nella pronuncia dei suoni. Questo è dovuto particolarmente alla forte presenza di fonemi gutturali come "ch" o "h", che a noi italiani suonano come un unico suono profondo, indistinguibile, che proviene dalla gola. L'italiano, al contrario, è la lingua della melodia, dei suoni dolci.
Superando la "hart" pronuncia del tedesco, sul piano morfologico, cioè delle parole, possiamo pensare al tedesco come una lingua che ami unire, creando così concetti più complessi. Una lingua che unisce semplicemente parole? Forse c'è di più. Non solo il tedesco presenta termini estremamente estesi (la parola più lunga in tedesco è di 79 lettere, contro le 26 di quelle italiane), ma ha anche creato nel corso del tempo dei composita intraducibili in italiano.
Basti pensare al classico Heimweh (letteralmente, il dolore fisico che si prova per la mancanza di casa) o al suo contrario Fernweh (dolore fisico che si prova nella mancanza di mete lontane, ergo, la voglia di viaggiare).
Sono molti i composita, legati alla storia del popolo tedesco e alla sua evoluzione linguistica. Per esempio, il concetto di Heim (casa, intesa come focolare, il luogo in cui si è cresciuti, e non come oggetto, che potrebbe essere tradotto con Haus) dà vita all'aggettivo unheimlich, che non trova una traduzione 1:1 in italiano.
Unheimlich appare per la prima volta, nella connotazione in cui lo interpretiamo oggi, nell'opera Der Sandmann di E.T.A. Hoffmann, scrittore tedesco dell'800. Der Sandmann (L'uomo della sabbia) può essere considerato uno dei primi thriller psicologici/horror. Oggi sarebbe probabilmente tra i preferiti degli utenti su Netflix.
Unheimlich affascinò anche il grande Sigmund Freud che riprese questo concetto nei primi anni del 900. Cosa significa esattamente unheimlich? Il suffisso un- in tedesco ha un significato negativo, come i nostri suffissi in- o im- in italiano, "non-casa", cioè tutto ciò che ci è sconosciuto e che non appartiene alla nostra sfera emotiva, l'estraneo, l'altro. In italiano si potrebbe tradurre con "sinistro" o "perturbante", ma purtroppo la traduzione non rende appieno l'effetto inquietante che unheimlich evoca.
Freud riprese questo concetto scrivendo nel 1919 il saggio Das Unheimliche (Il perturbante), per definire un concetto psicologico ben preciso che emerge quando qualcosa di familiare diventa improvvisamente inquietante o, per così dire, sconosciuto. Un esempio classico di unheimlich sono gli automi, le bambole o i più recenti robot antropomorfi, come quelli sviluppati da Elon Musk. Oppure la protagonista Olimpia del romanzo di E.T.A. Hoffmann, una bambola automa. Questi oggetti sono simili agli esseri umani, ma in qualche modo "disturbano" perché non lo sono veramente.
Passando dalla psicologia alla storia, un altro termine composito interessante è Torschlusspanik, che significa la paura di non raggiungere un obiettivo personale per diverse ragioni. Letteralmente, Torschlusspanik si traduce come "panico della porta che si chiude". Non ha una traduzione diretta in italiano, ma racchiude il sentimento di ansia e paura che si prova quando si sente che una possibilità sta per chiudersi. È il panico che si prova quando si è giunti a un momento di bivio nella propria vita: la paura di intraprendere una nuova strada. La parola è stata utilizzata anche in ambito politico durante la costruzione del Muro di Berlino, come cita il Time del 18 agosto 1961: "Una malattia aveva colpito tutti gli abitanti del settore est della città di Berlino e questa malattia porta il nome di Torschlusspanik".
L'origine della parola risale all'800, quando i portoni (Tore) delle città di Amburgo venivano chiusi al calare del sole. Una bella giornata aveva fatto uscire molte persone di casa, e la chiusura dei portoni aveva provocato tumulti e scene di panico: da qui Panik – tor – schluss.
Vi sembra ancora una lingua "hart"? Si potrebbe continuare, perché tra le parole più amate da chi si approccia alla lingua tedesca c'è anche Wanderlust, composta dai termini wandern (camminare) e Lust (piacere, desiderio). La traduzione di Wanderlust in italiano può risultare approssimativa, ma si riferisce a un profondo desiderio di viaggiare, di avventura o di esplorazione.
Il termine è stato tradotto in molte lingue, ma recentemente Wanderlust è stato utilizzato anche in ambito scientifico per indicare una presunta predisposizione genetica a viaggiare. Alcuni studi suggeriscono che circa il 20% della popolazione mondiale abbia una predisposizione innata a viaggiare ed esplorare il mondo.
Dulcis in fundo, restando nell'ambito scientifico, il tedesco, derivando dal ceppo delle lingue germaniche, ha preso in prestito molti termini scientifici e medici dal latino. Linguisticamente è interessante notare che il tedesco ha sviluppato dei veri e propri "calchi", ovvero traduzioni letterali dei termini latini che sono solitamente incomprensibili ai più. Mentre noi italiani, quando leggiamo i referti medici, restiamo spesso perplessi e dobbiamo chiedere spiegazioni, i tedeschi, più furbi, hanno creato termini ad hoc.
Un esempio è Ohrspeicheldrüsenentzündung, che con 26 lettere sfida le nostre capacità di lettura, ma è incredibilmente trasparente nel significato, anche per un anziano di 80 anni che ritira un referto medico: infiammazione delle ghiandole dell'orecchio, lapalissiana, a differenza della traduzione italiana "parotite" ben più criptica.
Incredibile, vero?